Elefante M'Toto
L’elefantino africano M’Toto (bambino in Swahili) giunse a Roma nel Novembre del 1910 insieme al carico di animali che Carl Hagenbeck inviava per l’apertura del nuovo Giardino Zoologico della Capitale. M’Toto era stato catturato giovanissimo nel 1908 nel Tanganika tedesco (oggi Tanzania) dal cacciatore Hans Schomburgk che lo battezzò inizialmente Jumbo e ne raccontò i primi due anni a Dar Es Salaam in alcuni libri. Jumbo venne finalmente acquistato da Hagenbeck e giunse nel 1910 ad Amburgo. A Roma M’Toto ebbe come primi compagni due elefantesse asiatiche ed era solito passeggiare per i viali del Giardino Zoologico e partecipare a film e manifestazioni teatrali quali l’Aida. Nel 1921 mentre si procedeva a curare un accesso alla spalla, Toto uccise il veterinario dott. Canezza. Solo il guardiano Ivo Calavalle era in grado oramai di tenere sotto controllo il gigantesco pachiderma. Ma nel Luglio del 1928, colto da improvviso furore, Toto uccideva Ivo all’interno della casa dei pachidermi, sotto lo sguardo di un piccolo numero di visitatori. Da allora, guardato a vista e oramai conosciuto come ‘l’assassino’ visse sino all’improvvisa morte nella primavera del 1939. Lo trovarono che giaceva a terra perfettamente accosciato sulle quattro zampe, il tronco diritto e la testa leggermente reclinata in avanti, come se stesse riposando. Il suo scheletro montato si trova nel Museo Civico di Zoologia. |